venerdì 19 giugno 2015

Amo molto osservare...

dal mio libro "Passeggiate nella Memoria Profonda di un Ragazzo di Paese" metto qui un brano tratto dall'excipit.


   Amo molto guardare la gente che passa per strada. Mi piace osservare, senza essere visto, quello che fa, come cammina, come gesticola. Mi piace immaginare come la gente vive, dove vive, la casa che abita, l’auto che guida. Mi piace immaginarne il titolo di studio, il lavoro che fa, la cultura che ha, e la mentalità che la opprime. La personalità e il temperamento. I costumi e le abitudini. Le manie e le paure. E i tic, se li ha. Ma quelli, li hanno tutti. I timori e le insicurezze (quelle non mancano mai). Le sicurezze e le certezze (anche quelle non mancano mai). Mi piace osservare la gente che passa per strada, senza essere visto, e poi classificarla per tipo, come farebbe un entomologo con i suoi piccoli insetti. Ovviamente - ca’ va sans dire - non mi sognerei mai di trapassare nessuno con uno spillo al centro delle spalle; dopo averlo trafitto, non inchioderei mai nessuno sul fondo di una scatola, chiusa da un coperchio trasparente. Anche se, lo confesso, la tentazione di trattare qualcuno come fosse un insetto è forte. Più di qualcuno che conosco meriterebbe di essere trattato come una blatta. I tipi che vedo passare per strada, sono molti e variegati. C’è il tipo nervoso, l’indaffarato (certe volte vero, certe volte finto), quello pieno di tic, il fannullone, cha va solo perdendo tempo e… si vede; il curioso, che osserva tutte le vetrine, ma non compra mai niente; c’è la coppia di giovani innamorati che si tiene stretta per mano e non si stacca nemmeno se ha qualcuno che le avanza di fronte (guai staccarsi, semmai costringono lui a cambiare strada e deviare). Poi c’è la signora anziana, nonna lenta, col bambino piccolo, nipote veloce. Uno corre davanti, l’altra dietro. L’anziano lento e quello veloce. L’insicuro e il barcollante. Le torme di studenti appena usciti da scuola, che sembrano mandrie bovine o, anche, transumanze. Insomma, un campionario di varia umanità, muta, anonima, trascurabile, che cambia, sfila, appare e scompare. Lasciando, solo una rapida traccia di se: un flebile ricordo, appuntato su un taccuino. Sul quale si cerca di raccontare le piccole storie di uomini che non hanno fatto la storia, ma che hanno tutti una piccola o grande storia da raccontare.

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