giovedì 10 luglio 2014

Roberto Tortora


Poco più di un anno fa, il 6 giugno del 2013, nel giorno esatto del mio compleanno, a soli cinquant'anni,
ci ha lasciati un amico.
E con lui se è andata anche una delle intelligenze più vivide della letteratura e della critica italiane contemporanee.
Purtroppo!
Roberto Tortora era, infatti, un eccellente scrittore e un ottimo critico letterario.
Sui passi di una eccellente carriera in entrambe le difficili discipline.
Era stato, nel 2010, non in verdissima età, autore di una splendida raccolta di racconti, la sua prima pubblicazione cartacea in prosa: "Quattro quadri per una spiaggia d'inverno" e di un romanzo, abbastanza ponderoso e ...portentoso, uscito nell'autunno del 2012, solo qualche mese prima della sua morte: "Tutta la luce del giorno".
Libri ambientati entrambi nella sua Hormiae, Formia, la città nella quale era nato e dove abitava con la sua famiglia: una moglie e una figlia.
Il primo libro composto di quattro racconti giocati sul filo dell'autobiografismo e dei ricordi di bambino,
prima, di giovanetto, poi, infine di uomo adulto; il secondo, con note autobiografiche più che evidenti,
ma più complesso e perfetto, la narrazione sostanziale della saga di una famiglia comune, composta da
quattro persone: padre (insegnante), madre (commerciante) e due figli (entrambi studenti) tutti alle
prese, in diverse forme, con la criminalità dilagante in città, coi fantasmi del passato che a volte
ritornano e con i piccoli grandi patemi della vita, quella passata e quella presente. Ma con una varietà di
altri personaggi, tutt'altro che trascurabili, anzi tutti ben tratteggiati nelle molteplici sfaccettature delle
loro complesse personalità.
Alcuni suoi lavori critici erano stati precedentemente pubblicati in varie antologie di critica letteraria, uno fra tanti:  oltre che sul web; Roberto collaborava come redattore, praticamente dalla sua fondazione, con la
rivista di critica letteraria on-line Terpress.
Roberto era stato per due volte graditissimo ospite della mia rubrica estiva "Incontri con l'Autore": la
prima volta, nelle vesti di autore, nell'estate del 2010 quando presentai, con grande successo, la sua
raccolta di racconti, edita da Manni Editore.
In quell'occasione, collaborò alla riuscita della manifestazione il mio amico critico letterario Dante Cerilli, che poi diventò anche suo amico e che non

potè credere che Roberto era così prematuramente scomparso, scoppiò in lacrime quando gli diedi la

ferale notizia per telefono; la seconda volta, nelle vesti di critico letterario, fu l'anno dopo, sempre

d'estate, per la presentazione della mia raccolta di racconti paesologici: "Le stagioni della lattaia - Il

racconto breve della donna che mesceva il latte con altre sette piccole storie", titolo che lui stesso

definì "importante, completo".
E sarebbe sicuramente venuto ancora una volta a Coreno, nelle vesti di romanziere, per la presentazione

del suo romanzo, se la morte non lo avesse raggiunto prima, al culmine di una veloce quanto inesorabile

malattia.
Mi ricordo ancora quando, all'inizio dell'anno scorso, telefonavo ripetutamente a casa sua per invitarlo

a venire a Coreno, senza avere mai alcuna risposta.
Mi decisi allora a sentire l'amico comune Michele Piccolino il quale mi informò che Roberto, non

sarebbe venuto a Coreno, impossibilitato, forse per sempre, perché gravemente ammalato, quasi

terminale: afflitto da una malattia mortale. Solo un miracolo avrebbe potuto ridarlo a una vita normale.

Miracolo che puntualmente non ci fu. E infatti Roberto non è più tornato tra noi.
La sua recensione al mio libro, che gli feci avere nella primitiva edizione di BookSprint Edizioni,

preparata per me da Vito Pacelli, che ancora conservo gelosamente così come mi fu restituita da lui la

sera dell'evento, piena di appunti, glosse a margine e sottolineature autografe, fu lusinghiera, al punto

che decisi subito di sbobinare il filmato integrale realizzato in quella epica serata e di farne un libro.
A distanza di un anno, esattamente il 6 giugno di quest'anno, il libro è stato dato alle stampe.
Ho voluto intitolarlo, senza enfasi ma del tutto semplicemente: "Il critico Roberto Tortora legge Le

stagioni della lattaia".
Ho riportato in quelle pagine la sbobinatura integrale del suo intervento senza mancare una sola parola.

Ho aggiunto solo un mio breve ricordo dell'amico, della persona, del letterato e qualche significativo

tratto della sua biografia artistica, accompagnato dalle copertine dei suoi libri e da qualche fotografia.
Lo dedico a lui con tutto il mio cuore e la mia grande riconoscenza che si deve solo alle persone come

lui fu in vita.

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