giovedì 23 gennaio 2014

un amico contadino

Solo adesso, da grande, a distanza di qualche decennio, penso d’avere finalmente compreso la reale natura del richiamo che quella persona rustica quieta e senza fronzoli, esercitava su di me - ciò che all’epoca mi affascinava veramente della sua essenziale ma pregiata personalità. 
Da come agiva, da come gestiva la sua vita, posso finalmente arguire che Giovanni fosse riuscito a stabilire un rapporto dinamico col tempo. 
Se n’era impossessato, diventandone padrone assoluto. 
Sembrava averlo addomesticato. Silenzioso lo amministrava mentalmente per arrivare a gestirlo in concreto. Sempre in grado di modellarlo sulle sue misurate eppure sontuose abitudini. 
Non permetteva che il tempo scandisse i suoi ritmi circadiani, se li regolava da solo, come pure i ritmi delle sue giornate, lunghe o corte, dure o leggere, piene o noiose che fossero. Pareva aver reso l’inesorabile corsa del tempo sua propizia alleata, invece che avversaria inclemente. 
Per dirla con Tomas Mann era consapevole del fatto che non solo ogni cosa buona vuole il suo tempo, ma anche ogni cosa grande. 
Così, come si regola un metronomo, Giovanni regolava le sue ventiquattrore, aumentandone o abbassandone la frequenza secondo le sue necessità. E facendo, per lo più, quello che, compatibilmente coi suoi impegni, gli procurava piacere fare - che si trattasse del suo lavoro, o anche delle sue passioni. 
Giovanni era paziente, calmo, costante, tenace, in tutto ciò che voleva realizzare. 
S’era allenato per tempo, col tempo e nel tempo, a non essere impaziente - mai. A saper attendere, ad aspettare con autocontrollo che gli eventi su cui faceva affidamento si compissero. 
Del resto il suo lavoro richiedeva proprio queste qualità, basato com’è sulla marcia del tempo, sul ciclico scorrere delle stagioni, sull’attesa, sempre tranquilla, mai insofferente, della lenta maturazione dei frutti. 
Insomma, di tutti i miei conoscenti, Giovanni era l’unica persona che mi appariva capace di esercitare sul suo tempo un controllo diretto - o, quantomeno, di non soffrirne la corsa. E, insieme, di contenere gli effetti di certi - diciamo così - fatali disguidi. 
Impresa non facile per gli altri cristiani.

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