giovedì 19 luglio 2012

Appunti di paesologia dalla Ciociaria Felix: ALATRI.

 La città della ciociaria Felix che ho visitata oggi è Alatri.
A meno di 15 km da Frosinone, il capoluogo della provincia.
Alatri si raggiunge percorrendo la SS155 per Fiuggi, imboccandola quasi dal centro della città: prima Via Aldo Moro e poi percorrendo un tratto della Via Tiburtina, svoltando al semaforo verso nord.
È una delle città più importanti della Ciociaria ed è la terza della provincia per popolazione, dopo Frosinone e Cassino.
È l'antica Alatrium o Aletrium, il cui significato è tuttora sconosciuto, che fu uno dei centri principali del popolo italico degli Ernici.
Nota soprattutto per l'Acropoli preromana, cinta da mura megalitiche (non megagalattiche, come qualcuno ancora si ostina a dire! Sic!), tuttora ben conservata, della quale risalta per imponenza la Porta Maggiore.
Ma possiede anche un significativo patrimonio di monumenti di notevole interesse architettonico e artistico, tra i quali la Chiesa Collegiata (Chiesa senza dignità vescovile ma con un collegio o capitolo di canonici) di Santa Maria Maggiore, costruita in stile Gotico-romanico; la Basilica Concattedrale di San Paolo; le chiese di San Francesco e di San Silvestro; il Protocenobio di San Sebastiano, le diverse ottocentesche fontane monumentali; il Palazzo Gottifreddo e il Palazzo Conti-Gentili ornato da una grande meridiana murale.
Lascio la macchina al parcheggio (non custodito, ma poco male, così non devo nemmeno pagarlo) e a piedi proseguo verso l'Acropoli imboccando una stradina lastricata molto stretta.
La prima piacevole sorpresa è costituita dalle targhe viarie.
Sono semplici, quasi spartane, ma splendide, in terracotta ocra e bordate di blu, qualcosa a metà tra le porcellane di Delft e le ceramiche di Vietri, con la didascalia scritta a mano e murate nelle pareti esterne delle case. Sembrano opera di qualche benemerito ma anonimo artigiano locale.
Costiuiscono anche la testimonianza dell'esistenza di forme primitive di vita ...amministrativa!
Percorrendo le strette stradine lastricate di porfido nero raggiungo l'Acropoli – detta anche Civita – posta nel cuore del centro storico, sulla cima del colle.
Il sito riveste un notevole interesse per le sue mura ciclopiche in opera poligonale, costituite da diversi strati di megaliti polimorfici che spesso raggiungono la lunghezza di 3 metri, provenienti dalla stessa collina e fatti combaciare perfettamente ad incastro senza l'ausilio di calce, malta, o altri collanti e cementi.
Non suoni come una iperbole (di cui pure coltivo il gusto) ma mi sembra di stare a Machu Pichu!
Il perimetro delle mura è notevole: ca. 2 km.
L'avrei percorso tutto se non fosse per il caldo asfissiante: il termometro della farmacia sulla strada per Tecchiena di Alatri segnava 39°c. (Sic! Nemmeno fossimo all'Equatore).
Su di una roccia affiorante, nella parte più alta dell'Acropoli, è stato rinvenuto nel 2008, un graffito rappresentante un "Templum" (Triplice Cinta), perfettamente orientato astronomicamente.
L'acropoli, oltre alla rampa d'accesso, presenta due porte d'ingresso, la Porta Maggiore, di tipo sceo come quella di Troia, e la Porta Minore detta dei falli o della fertilità (che poi è la stessa cosa!)
Su di essa sorge la Cattedrale (oggi Concattedrale, cioè una chiesa che ha la stessa dignità e gli stessi privilegi di una cattedrale, ma ha precedenza minore nel diritto ecclesistico.) dedicata a San Paolo e, successivamente, a San Sisto.
Le cui reliquie sono conservate all'interno di un'antichissima urna di piombo, sul cui coperchio è incisa la scritta:
«HIC RECONDITUM EST CORPUS XYSTI PP. PRIMI ET MARTIRIS».
Dato l'alto numero di latinisti che legge i miei appunti evito la traduzione, imbarazzante per quanto facile.
La Porta Maggiore è posizionata verso il tratto sudorientale dell'Acropoli. 
Esattamente all'opposto c'è la Porta dei Falli, posizionata verso ovest dove c'è l'ombra.
Ed è proprio dove mi fermo per rinfrescarmi un po.


SMR

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